giovedì, febbraio 19, 2009

Carnevale a Mamoiada tra Mamuthones e Issohadores


Una vacanza in sardegna non necessariamente è legata al trinomio mare-sole-estate. Svariate altre possibilità possono essere occasione di scoprire questo territorio e i suoi territori. Il fascino e l'atmosfera del Carnevale attirano ogni anno migliaia di turisti a Mamoiada, un piccolo paese del centro della Barbagia, vicino al massiccio del Gennargentu e al Supramonte di Orgosolo.

Questa località dell'entroterra dell'isola è teatro ogni anno di una delle manifestazioni più singolari del Carnevale in sardegna, o meglio del Carnevale barbaricino. Protagoniste sono le maschere tradizionali dei Mamuthones e gli Issohadores. L'inizio della stagione carnevalesca è a gennaio in occasione della festa di Sant'Antonio tra il 16 e il 17. Poi le maschere ritornano la domenica di carnevale e il martedì grasso (quest'anno gli appuntamenti vanno dal 21 febbraio al 24).

La sfilata dei Mamuthones e degli Isshoadores è una vera e propria cerimonia solenne, con i toni di una processione. I Mamuthones, divisi su due file parallele, si muovono molto lentamente curvi sotto il peso dei campanacci e con un ritmo scandito dagli Issohadores. Con colpi di spalla fanno suonare tutti i campanacci: è il suono della festa.

Gli Issohadores li seguono, muovendosi più agilmente, e all'improvviso lanciano la loro fune, "sa soha", per catturare qualche Mamuthone. I prigionieri per liberarsi dovranno offrire loro da bere.

La vestizione dei Mamuthones viene compiuta da due persone e rappresenta uno dei momenti più sentiti dell'evento. Dopo la vestizione inizia la sfilata: i Mamuthones sfilano in gruppi di dodici (come i mesi dell'anno), guidati dagli Isshoadores che sfilano in gruppi di otto e danzano .

I Mamuthones sono vestiti con pelli ovine, indossano una maschera nera di legno dall'espressione impassibile. Sulla schiena portano "sa carriga", campanacci dal peso di circa 30 kg, legati con cinghie di cuoio, mentre al collo portano delle campanelle più piccole, i "sonazzos.

Gli Issohadores indossano una camicia di lino, una giubba rossa, calzoni bianchi, uno scialle femminile, a tracolla portano sonagli d'ottone e di bronzo; alcuni portano una maschera antropomorfa bianca.

I vestiti delle due maschere hanno un fascino dal sapore antico e misterioso, che evoca il loro rapporto con il mondo agropastorale (pare influissero sulle sorti dei raccolti e sulla loro sopravvivenza). Esistono interpretazioni diverse sull'origine del rito. Potrebbe risalire all'età nuragica e potrebbe essere inteso come una venerazione degli animali utile a proteggersi dagli spiriti del male o a favorire il raccolto.

Secondo altre tradizioni, i Mamuthones rappresenterebbero i prigionieri Mori catturati dai sardi, Issohadores. Altri ancora fanno derivare il nome Mamuthones dal greco "Maimon" ("colui che smania", "che vuole essere posseduto dal dio", in sardo significa "pazzo" o "buono a nulla"). Gli Issohadores derivano invece il nome dalla "soha", che significa lunga fune (originariamente fatta di cuoio, oggi è un laccio in vimini), e sono i guardiani dei Mamuthones.

Secondo una lettura antropologica, il carnevale di Mamoiada, come in generale i carnevali barbaricini, è legato ai cicli della natura (morte e rinascita). Il rapporto uomo-animale, carattere principale del sistema economico-sociale della Barbagia, fortemente fondato su pastorizia e allevamento, viene riprodotto in modo stravagante con rituali antichi di esorcizzazione e maschere spaventose.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Non si può rimanere impassibili alla storia della Sardegna e dei suoi territori. Non a caso, per luogo comune, si dice: Sardegna Nazione!! La cultura e la tradizione, la discostano, soprattutto in questi luoghi interni, da tutto il resto dell'Italia per la propria "Storia". Tradizione e Cultura di un territorio che legano con Famiglia e una convivenza con una natura avara e generosa, che forgia negli animi delle persone che la vivono serenamente, ancora dei valori che affondano le loro origini in tempi assai remoti.
Sardegna, se non la vivi non la poi capire!!!
diego@dmbrain.com

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